Per chi crede alle tribù dei cellulari

Nessuno di loro lo ammetterebbe. Direbbero certamente che è roba
vecchia l'idea che l'identità di una persona sia definita dalla marca
del suo cellulare. Anche perché usano solo smartphone e, senza falsa
modestia, si sentono troppo intelligenti per lasciarsi definire dai
loro telefonini. Del resto ne hanno viste tante in passato: come ai
tempi delle guerre di religione tra i computerari col Windows e i
raffinati col Macintosh. Di certo, non accetterebbero mai lo stereotipo
secondo il quale un manager con la cravatta blu a pallini azzurri è il
tipo giusto per far girare la pallina di un Blackberry; come
negherebbero con un sospiro che un creativo con i jeans firmati sia
destinato a scegliere di strisciare il dito sull'iPhone. Eppure…

Rim
e Apple, con i loro Blackberry e iPhone, non hanno soltanto scoperto un
mercato per i loro prodotti: hanno conquistato una loro leadership
culturale nella tecnologia della connessione mobile tra le persone. Ma
con due filosofie profondamente diverse. E se questo non genera due
tribù riconosciute, di certo distingue.
Il Blackberry è nato dalla
posta elettronica. La sua rotellina originaria, divenuta poi una
pallina, è stata pensata per scorrere in perfetta efficienza la mail
ricevuta con l'originale sistema che la invia ai cellulari senza
aspettare che questi la chiedano esplicitamente ai server della rete
telefonica mobile. Il suo centro è l'utilità. La sua forza è la
precisione organizzativa. Tra i suoi sponsor più fedeli ci sono i
centri informatici delle grandi aziende, che vedono nei Blackberry il
terminale giusto per i "professional" in movimento. Dando risposta
anche alle loro esigenze più sofisticate, dalla consultazione del web
all'accesso a molte applicazioni, soprattutto a quelle utili per il
lavoro.

L'iPhone, invece, è un iPod con l'anima del Mac, che ha
scoperto l'enormità del web. Allude all'esperienza del divertimento
controllato ereditata dal lettore di musica ma va infinitamente oltre.
Stupisce con le animazioni dell'interfaccia e la gradevolezza della
navigazione online. Attira lo sguardo degli altri. Reinventa la rete
mobile nella sua complessità, con tutte le sue diversità. E crea una
sorta di nuova piattaforma di sviluppo per una quantità di
programmatori piccoli e grandi interessati a diffondere il loro
software in tutto il mondo: giochi, giornali, viaggi, lavoro, studio…
Foto, video, radio…

Anche se non lo ammetterebbero, i possessori
di Blackberry e di iPhone sono effettivamente due tribù. Ma non per il
fatto che hanno quegli oggetti. E neppure perché li hanno scelti. Non è
questione di ideologia, ma di modalità di relazione con gli altri. Non
sono diversi perché "hanno" terminali diversi; ma perché interagiscono
in modo diverso: forse i primi sono più efficienti e veloci, mentre i
secondi sono più sorridenti e curiosi; probabilmente, i primi sono più
connessi ai colleghi di lavoro, i secondi alla varietà di persone che
conoscono e di luoghi che esplorano.

In comune invece, le due tribù
hanno la tentazione di non mollare mai la connessione. Il loro
territorio è stato trasformato dall'accesso alla rete. E ogni luogo,
ogni momento, è buono per scrutare lo schermo del Blackberry o
dell'iPhone, le chiavi mobili di internet, con tutta la sua enorme
capacità di coinvolgimento. Sicché per entrambi, il bottone più
importante (anche se il meno usato) resta quello che consente, quando è
giusto, di spegnere.

  • Ivo Quartiroli |

    Ottimo finale. Da quasi un anno non possiedo più uno smartphone. Anche, non mi porto in giro il netbook fuori casa. Vedremo con la prossima generazione di smartphone, magari rimango ancora senza magari no. Accedere alla email in mobilità innesca una catena di loop difficile da chiudere, nel frattempo si chiude la nostra “presenza”.

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