La rivista americana Forbes cerca i più interessanti ragazzi sotto i 30 anni. Quelli che hanno già fatto qualcosa di importante. Quelli che hanno una storia e che faranno la storia. Si nota che non ci sono italiani. Che cosa significa?
Probabilmente è una questione di metodo di indagine. Ma qualcosa insegna. Anche agli italiani.
Per trovare i giovani, Forbes ha aperto tempo fa uno spazio per nomination sul suo sito e sui social network. E ha organizzato 12 panel di esperti per 12 settori di attività per valutare le candidature. Una classifica finale sarà pubblicata dalla rivista in formato cartaceo nei prossimi mesi.
I settori prescelti sono: arte & design, energia, spettacolo, finanza, alimentazione, legge & politica, media, musica, immobiliare, scienza, social media, tecnologia. Come ogni classificazione del genere è arbitraria: perché media è diverso da social media? perché spettacolo è diverso da musica? perché immobiliare interessa tanto quanto scienza? Vabbè. Queste classifiche, appunto, sono sempre arbitrarie.
Sulla base delle segnalazioni dei lettori di Forbes, in stragrande maggioranza americani, e dei panel scelti dalla redazione americana della rivista, sono arrivati alla pubblicazione preliminare sul web circa 360 giovani, quasi tutti americani o che lavorano in America. Ci sono alcuni britannici, un paio di francesi, una russa, altre persone che non sono nate negli Stati Uniti (in Cina e in India per esempio). Ma bisogna ammettere che salvo minime eccezioni i giovani che hanno una storia e che faranno la storia, secondo Forbes, lavorano negli Stati Uniti.
Questo non esclude solo i cinesi che lavorano in Cina o i giapponesi, i tedeschi, i brasiliani che fanno la storia nei loro rispettivi paesi. Ma anche gli italiani. Dalla Francia e dalla Russia, comunque, qualcosa è arrivato. Non da molti altri paesi.
Se ne deduce che non ci sono stati italiani che hanno avuto voglia di segnalare a Forbes il nome di un giovane italiano in gamba. D'altra parte, Forbes in Italia non è letta in modo diffusissimo. Si può immaginare che se avrà una certa presa, questa classifica alla sua prima edizione potrà convincere gli italiani, nei prossimi anni, a segnalarsi e a segnalare giovani italiani meritevoli di attenzione. Quando da tutti i paesi arriveranno segnalazioni, comincerà una vera competizione: in quel caso ce la faranno gli italiani?
Bisognerebbe che ci fossero, si dirà, degli italiani sotto 30 in gamba. Ma su questo, si può scommettere che ci siano. Casomai, non hanno tutte le condizioni ideali per farsi conoscere all'estero. E questo è un vero insegnamento: per fare la storia, oggi, occorre connettersi al contesto internazionale. Non necessariamente per emigrare. Ma per sviluppare i propri talenti in modo libero dalle costrizioni di un paese vecchio e poco orientato a valorizzare l'iniziativa giovanile, la strada è giocare sul terreno internazionale.
Può darsi che la classifica di Forbes non abbia tenuto conto degli italiani per i limiti del modo in cui è stata stilata. Ma agli italiani insegna una cosa: non è Forbes che li esclude, casomai sono i giovani italiani che si devono includere, nel panorama globale dell'innovazione.