A quanto pare, dunque, qualcuno è riuscito a entrare sul server che raccoglieva i voti degli iscritti al M5S sul cadidato da proporre al Parlamento per la carica di Presidente della Repubblica. Quel qualcuno è entrato sul server e ha cambiato il risultato, in modo tale che c'era una evidente mancanza di corrispondenza tra i voti espressi dai cittadini e il risultato finale. Si potevano cercare altre soluzioni, più tecnologiche, ma in mancanza di tempo il M5S ha deciso che era meglio ripetere le votazioni.
Il M5S dovrà abituarsi ad avere dei nemici. E superare un approccio troppo facile alla tecnologia. Cose di questo genere non si possono impedire in assoluto, ma certamente si possono limitare, specialmente quando ci si aspetta che avvengano (in effetti il M5S si aspettava qualcosa del genere e del resto non è la prima volta che un'attività online del movimento è attaccata). La rete non è deterministica: è probabilistica.
La conclusione non è ovviamente che non si possano fare votazioni importanti in rete. Ritenere che la rete non sia adatta a fare le votazioni perché è insicura, dovrebbe condure logicamente a ritenere che la rete non sia adatta neppure per fare operazioni bancarie, acquisti di biglietti di viaggio, trasmissione di informazioni e tutto il resto.
In realtà, la conclusione è che occorre lavorare al massimo della professionalità. E avviare un processo di miglioramento continuo della qualità del servizio. Con costi crescenti, probabilmente.
Ma attenzione: anche chi vuole fare intrusioni di questo tipo migliorerà. In questo caso, si direbbe, gli intrusi hanno voluto fare un'operazione ironica o comunque molto evidente, tanto che è stata scoperta al volo. In futuro, potrebbero esserci intrusi che invece vogliono manipolare la realtà in modo meno eclatante e riuscire in questo modo a far passare la loro disinformazione senza farsi scoprire. Come ci sono i brogli nel contesto fisico, ci sono anche online.
Forse si prenderà anche coscienza del fatto che sarà sempre più facile difendersi adottando metodi di collaborazione, con diverse piattaforme pubbliche e trasparenti per ottenere dati di confronto, invece che fare tutto in casa, in gran segreto. E certamente si acquisterà consapevolezza del fatto che l'alfabetizzazione digitale e un diritto non un privilegio: se la cittadinanza passa anche dall'uso della rete, il massimo numero di cittadini possibile deve comprenderne il funzionamento.