Sull'interoperabilità delle piattaforme essenziali

La Dichiarazione dei diritti in internet (scritta da una commissione della quale chi scrive ha fatto parte) approvata all’unamità dalla Camera dei deputati, all’articolo 12, tra l’altro, dice: «Le piattaforme che operano in Internet, qualora si presentino come servizi essenziali per la vita e l’attività delle persone, assicurano, anche nel rispetto del principio di concorrenza, condizioni per una adeguata interoperabilità, in presenza di parità di condizioni contrattuali, delle loro principali tecnologie, funzioni e dati verso altre piattaforme». Tra le dichiarazioni e le leggi passano diversi gradi normativi. E certamente non è facile comprendere come realizzare questa interoperabilità: un’idea può essere che l’identità di una persona non sia legata alla piattaforma che usa ma possa valere su ogni piattaforma; un’altra idea è che se una persona ha acquistato un particolare software per una piattaforma, possa essere certo di poterlo usare anche su un’altra piattaforma. Secondo la proposta di legge 2520 d’iniziativa dei deputati Stefano Quintarelli, Paolo Coppola, Cristina Bargero, Lorenza Bonaccorsi, Ilaria Capua, Maria Chiara Carrozza e altri, significa anche che non si deve essere obbligati a installare un software sul proprio smartphone comprandolo dallo store della casa produttrice, ma deve essere prevista la possibilità di usare anche un altro canale. La stragrande maggioranza degli smartphone, funziona già così, perché Android consente quanto previsto dalla legge proposta, ma per l’iOS questa norma implicherebbe un forte aggiornamento. Alla Camera la proposta è passata. Ora decide il Senato. Le polemiche non mancano. La norma, che non sembra minacciosa in termini di sanzioni per gli inadempienti, sottolinea il principio dell’interoperabilità delle piattaforme diventate servizi essenziali. Pone un importante e intricato tema di libertà di concorrenza e innovazione. Le conseguenze complessive sull’ecosistema dell’innovazione vanno ancora valutate. Un principio viene affermato.
Articolo pubblicato su Nòva il 25 giugno 2017