Sono oltre 2mila i comuni italiani che hanno avviato le procedure per adeguarsi al piano per l’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente. Ne mancano un po’ meno di 6mila. Significa che dopo anni dall’avvio del progetto e nonostante l’accelerazione recente che fa sperare in qualcosa di meglio, un’incredibile quantità di comuni continua a pagarsi i suoi sistemi informatici per tenere l’anagrafe e la popolazione non vede la semplificazione e la maggiore efficienza che il nuovo sistema centralizzato promette, mentre il settore pubblico nel suo complesso continua a spendere troppo per tenere questo servizio. Ed è soltanto una delle mille lentezze del processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana. Lentezze che costano, considerato che per come è oggi organizzata l’informatica pubblica, la spesa annua si aggira attorno ai 5 miliardi di euro. «La Corte dei Conti può intervenire» dice Luca Attias Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale: «I suoi compiti istituzionali consentono alla Corte di intervenire sulla spesa e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni nazionali e locali anche dal punto di vista della tecnologia informatica. Da oggi può farlo avvalendosi anche delle competenze del Team per la trasformazione digitale, allo scopo di intervenire in modo più incisivo».
Il protocollo d’intesa, firmato da Angelo Buscema, presidente pro tempore della Corte dei Conti e Luca Attias, serve a favorire l’accelerazione della modernizzazione digitale della pubblica amministrazione. Dice l’articolo 2: “A tal fine, le Parti intendono definire e favorire l’attuazione di iniziative di studio, programmatiche, operative e di comunicazione, finalizzate tra l’altro a: monitorare e favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle linee d’azione del Piano triennale; elaborare metriche di misurazione della performance delle amministrazioni pubbliche nella realizzazione di progetti di informatizzazione e di innovazione tecnologica; favorire la diffusione di pratiche gestionali pubbliche che comportino risparmi di spesa e migliori performance dal punto di vista tecnologico; approfondire le modalità operative e normative per integrare l’Information Technology Audit nelle funzioni di controllo della Corte dei conti”.
«Siamo presenti a ogni livello della pubblica amministrazione» ricorda Buscema: «Siamo articolati a livello locale e nazionale. Dobbiamo fare in modo che le amministrazioni risparmino sulle spese e investano nell’efficienza tecnologica. Il Team aggiunge competenza alla nostra azione». In concreto le due strutture hanno dato vita ieri a una Commissione Paritetica per lavorare insieme. «Le prime operazioni sono volte a garantire l’attuazione del Piano Triennale» dice Attias. L’anagrafe nazionale, in effetti, è soltanto uno dei molti casi di incredibile lentezza nella digitalizzazione della burocrazia italiana. Mille pastoie sembrano impedire alla macchina della pubblica amministrazione di realizzare l’agenda digitale. E questo avviene nonostante i chiari vantaggi che ne potrebbe trarre: secondo uno studio ormai classico del Politecnico di Milano, la pubblica amministrazione italiana può ottenere risparmi di spesa e maggiori entrate attraverso la digitalizzazione per un valore dell’ordine di 35 miliardi di euro; e le imprese italiane potrebbero risparmiare 25 miliardi di euro grazie alle semplificazioni derivanti da una digitalizzazione della pubblica amministrazione.
A regime, la Corte dei conti entrerà in gioco per sostenere l’attuazione dell’agenda digitale, ma anche in generale nella valutazione del comportamento delle pubbliche amministrazioni per quanto riguarda la loro spesa digitale. E per le nuove leggi, prodotte dal Governo o dal Parlamento, si occuperà oltre che della copertura finanziaria anche della compatibilità organizzativa e informatica? «Sì» risponde Buscema. «Potrà contribuire con interventi a valore aggiunto dal punto di vista tecnologico e finanziario». Quando si parte? «Formalmente la collaborazione parte oggi. Nei fatti è già partita da qualche settimana» risponde Attias.
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore l’11 dicembre 2018