Appalti come leva di innovazione

Indubbiamente, la sensibilità nei confronti della spesa pubblica come strumento di innovazione potrebbe essere più sviluppata. Ma se c’è stata un’epoca radicale che ha visto nella spesa pubblica solo un male da estirpare, oggi il dibattito è entrato in un clima diverso. Lo esemplifica la popolarità conquistata dalle idee dell’economista Mariana Mazzucato che ha dimostrato come l’investimento pubblico sia essenziale per l’accelerazione dell’innovazione. In tutto questo la parola “appalti” non è ancora diventata sinonimo di “leva per accelerare l’innovazione”. Ma è cambiando gli appalti che si trasformano i 14o miliardi di euro che ogni anno lo Stato spende in beni e servizi in un acceleratore degli investimenti innovativi, come ha ricordato Stefan Pan, vicepresidente di Confindustria (editore del Sole 24 Ore), in un recente convegno organizzato proprio per dare il via a una vasta campagna di sensibilizzazione e progettazione per l’adozione di modalità di appalto nuove che sarà portata avanti da Agid, Conferenza delle Regioni, Itaca e, appunto, Confindustria. La novità è che gli appalti cessano di essere fondati solo sul capitolato e possono essere concentrati sulle esigenze dei cittadini, per soddisfare le quali lo Stato stanzia le sue risorse, senza la necessità di conoscere esattamente quali beni comprerà, ma invece coinvolgendo la capacità di rispondere, innovativamente, che può essere espressa dal sistema delle imprese. Le forme degli appalti innovativi, sono state descritte al convegno da Nicoletta Parisi, consigliere Anac, e Paola Conio, Studio Leone; e commentate da Mauro Draoli, Agid, Marco Sparro, Consip, Antonella Galdi, Anci, Anna Casini, Itaca, Andrea Bianchi, Confindustria, e da Andrea Cioffi, sottosegretario al Mise, e Marco Iezzi, del Miur. Si tratta di soluzioni come il dialogo competitivo, la procedura competitiva di negoziazione, gli appalti pre-competitivi, il partenariato per l’innovazione. Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria, ha sottolineato la necessità di fare innovazione a 360° sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda. Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha dimostrato che la spesa pubblica può guidare un territorio nella ripresa. L’Europa spinge da anni per l’adozione di queste tecniche che riabilitano la competenza del settore pubblico in quanto interprete dell’esigenza della società, affidando la responsabilità di definire le soluzioni tecniche alle imprese. Il Pentagono ha usato queste soluzioni per decenni allo scopo di acquistare nuovi sistemi d’arma. Ma niente impedisce di adottare questo approccio per innovare nella sanità, nella mobilità, nell’educazione, nella pubblica amministrazione. Lo Stato, in sostanza, definisce quello di cui ha bisogno e stanzia una cifra: le imprese cercano di conquistare la commessa proponendo soluzioni comprensive dei vantaggi attuali e degli sviluppi futuri. Agid ha realizzato una piattaforma – appaltinnovativi.gov – per facilitare il procurement pubblico: è uno strumento di open innovation nel quale le esigenze pubbliche diventano sfida alla capacità innovativa di imprese, centri di ricerca e startup. La spesa pubblica in questo modo diventa finanziamento dell’innovazione. Non tutto si può fare così. Ma qualcosa certamente.
Articolo pubblicato su Nòva il 16 dicembre 2018