L'uso del digitale a scuola è diseguale

Accelerazione della digitalizzazione e aumento della disuguaglianza. La relazione tra i due fenomeni è una causa o una correlazione? La clausura decisa per contenere gli effetti sul sistema sanitario dell’epidemia di Covid-19 si è tradotta anche in un’accelerazione della digitalizzazione, ha osservato Vittorio Colao, presidente di una delle task force interpellate dal governo italiano. Le aziende manifatturiere già pronte all’industria 4.0, le imprese attive nell’ecommerce, i servizi capaci di far lavorare online i collaboratori, quelli che sono riusciti a reinventarsi digitali saltando un po’ di passaggi evolutivi, hanno retto meglio alla crisi. Altri non ce l’hanno fatta. E un po’ dappertutto la distanza tra chi è stato nel loop della digitalizzazione e chi ne è restato escluso si è accompagnata a una minore o maggiore difficoltà economica. La relazione non è causale: si può probabilmente ipotizzare che le cause della qualità digitale delle imprese siano le stesse del loro successo. Ma la correlazione è potente.
Nella scuola la differenza è stata massima. Uno studio di “Con i bambini” e Openpolis, sostenuto dalla Fondazione con il Sud, ha dimostrato che nei mesi di clausura, la distanza educativa tra i bambini che vivono in famiglie in grado di offrire un computer dedicato alla loro attività scolastica e quelle prive di computer è aumentata in modo disperante. Problema globale, mostra l’ultimo numero dell’Economist, e riguardante non la scuola ma l’insieme dell’organizzazione economica, con una relazione forte tra la qualità della scuola e le opportunità per gli adulti. Dei 9,6 milioni di minori che vivono in Italia, 8 milioni e mezzo sono rimasti a casa durante il lockdown. «Il 41,9 per cento dei minori» dice lo studio «vive in un’abitazione sovraffollata e il 7 per cento affronta anche un disagio abitativo». Le famiglie più povere hanno in media figli più piccoli e più numerosi: «Più una famiglia è numerosa, più è probabile che si trovi in povertà assoluta (circa il 20 per cento delle famiglie con 3 o più figli si trova in povertà assoluta)». L’esperienza educativa a distanza è stata – salvo eccezioni – scarsa per tutti: ma per i bambini delle famiglie povere è stata devastante. Se la relazione tra digitalizzazione e disuguaglianza fosse causale, basterebbe dare un computer ai bambini per andare nella direzione dell’eguaglianza, ma non è così, osserva Marco Rossi-Doria, vice presidente di “Con i Bambini”: «Non è sufficiente fornire temporaneamente e in comodato d’uso un dispositivo della scuola, che aumenta anche il divario auto percepito e il senso di precarietà». Ma la correlazione esiste. Fornire computer e internet veloce alle famiglie povere in modo definitivo, dice Rossi-Doria, è positivo, anche se non sufficiente. L’abolizione della povertà del resto non avviene regalando un po’ di soldi a qualcuno. Chi ricorda come per molti bambini il pasto ricevuto a scuola sia il migliore della giornata sa che il digitale a scuola è  meno importante del senso di partecipazione alla vita sociale che la fisicità della scuola aiuta a percepire.
A prima vista, la clausura ha allargato la dimensione digitale della vita. Guardando meglio, ha sottolineato l’importanza di riprogettare la vita materiale e culturale per un equilibrio sostenibile.
Articolo pubblicato su Nòva il 19 luglio 2020