Tanti governi contro il potere digitale

Da un articolo uscito su Nòva il 25 aprile 2021 e su 24+ intitolato: “Adesso i grandi sistemi politici intervengono per regolare i giganti digitali” – Cina e Stati Uniti. India e Russia. Giappone ed Europa: la salvaguardia della competizione nella tecnologia è ormai un tema di policy internazionale

I giganti del digitale sono troppo grandi. E rischiano di frenare l’innovazione. Questo è il nuovo tema antitrust. Non è più una preoccupazione di pochi visionari. È diventato un tema di policy internazionale. Cina, Stati Uniti, Europa, Giappone, India, Russia, dimostrano di volere intervenire. E hanno cominciato a farlo. Con modalità che sembrano coordinate, anche se le motivazioni sono forse diverse nei diversi sistemi politici.

In Cina, il governo ha accusato Alibaba di condurre il business in modo anticompetitivo e l’ha multata per 2,8 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti, il governo di Joe Biden ha nominato al ruolo di assistente del presidente per le norme sulla competizione Tim Wu, l’inventore del concetto di “network neutrality”, garanzia di libertà di innovazione nella rete. E ha chiamato alla Federal Trade Commission Lina Kahn, studiosa di leggi antitrust molto critica nei confronti di Amazon e delle leggi che vedono solo nel prezzo l’indicatore importante per valutare una condizione di monopolio.

Un paio di mesi fa, l’India ha introdotto nuove regole per gli intermediari digitali e un codice etico per i media digitali. Poco prima il Giappone aveva introdotto nuove norme a favore della trasparenza del commercio sulle piattaforme digitali. Persino la Russia ha cambiato le regole per il commercio delle criptovalute. Intanto, l’Unione europea prosegue con la sua articolata strategia di regolamentazione del settore digitale, con una serie di interventi tesi a garantire la competizione, precisare le responsabilità delle grandi piattaforme, definire la governance dei dati e normare l’intelligenza artificiale.

Insomma: l’Europa non è più sola in questa battaglia, segno che non aveva avuto tutti i torti a iniziarla già anni fa, nonostante le critiche. Tutti i grandi sistemi politici sono impegnati nel tentativo di salvaguardare un terreno competitivo ricco di diversità in un settore nel quale i giganti tecnologici hanno assunto dimensioni sproporzionate.

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In realtà, dopo una lunga fase di assenza di regole definita ai tempi dell’amministrazione di Bill Clinton e Al Gore, quando i giganti digitali erano dei nani e il web era abitato da qualche milione di persone nel mondo, è ormai necessaria un’innovazione della normativa altrettanto potente di quella che attraversa la tecnologia. Come la prima, anche la seconda può commettere errori. Che serviranno a imparare.