Nella nuova classifica dei calcolatori più grandi del mondo, in testa c’è Frontier (DOE/SC/Oak Ridge National Laboratory) che fa un miliardo di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo. In seconda posizione il Fugaru del RIKEN Center for Computational Science. Inaugurato da pochi giorni, è arrivato in terza posizione il Lumi (EuroHPC/CSC). La fonte è Top500 di giugno.
Nel mondo dei big data il supercalcolo è una precondizione di competitività per tutto il sistema che va dalla scienza alla tecnologia e all’economia. E con tutti i sensori disponibili, i modelli sempre più sofisticati, i computer che fanno alla velocità del vento, è possibile immaginare la costruzione di gemelli digitali per quasi qualsiasi cosa. Compreso il pianeta, o almeno le sue dinamiche climatiche. Le applicazioni nell’industria farmaceutica, nell’aerospazio, nelle tecnologie dei materiali sono evidenti.
In Italia ci sono i supercalcolatori del Cineca, dell’Eni, di Leonardo. Il paese è in corsa e il suo attuale più grande supercalcolatore è in dodicesima posizione.
L’altra precondizione per lo sviluppo del supercalcolo è l’intelligenza nell’uso di queste tecnologie. Su questo piano c’è molta strada da fare per tutti. Le applicazioni militari sono ovviamente molto avanzate. Ma quelle civili potrebbero esserlo di più. E la collaborazione interdisciplinare è essenziale. Il che significa che nei paesi dove gli umanisti sanno comprendere il linguaggio dei numeri e i tecnici sanno spiegarsi con le parole le possibilità di sviluppo nell’economia della conoscenza sono superiori.
Foto del data center di LUMI – media kit – copyright CSC