La progettazione urbana di chi unisce i puntini

Articolo pubblicato su Nòva, Il Sole 24 Ore, domenica 28 maggio 2023. È il secondo di una serie sulle città. Il primo era “Alla ricerca della città del futuro“, pubblicato il 9 aprile su Nòva. Il secondo era “Tre miliardi di nuovi cittadini“, pubblicato il 24 aprile su Nòva.


Tallin esplora una nuova impostazione dello sviluppo urbano. La capitale verde d’Europa 2023 è la città che più aveva rappresentato la digitalizzazione nella gestione della pubblica amministrazione: oggi, investe nel design nei giardini, nella biodiversità urbana e nell’innovazione tecnologica al servizio della qualità ambientale, con interventi non faraonici ma capillari, concepiti nel quadro di una strategia pragmatica, paziente, olistica. E i progetti di Tallin non sono isolati: si riconoscono le connessioni con le idee sperimentate nelle “superilles” di Barcellona, dove lo spazio delle automobili arretra a favore degli spostamenti a piedi o in bicicletta, e nei progetti della città dei 15 minuti elaborati anche grazie a Carlos Moreno, direttore scientifico Panthéon Sorbonne, IAE, di Parigi. 

Strategie da attuare con la consapevolezza della complessità: l’ecologia insegna. In un sistema come la città, i singoli elementi sono importanti, ma i problemi più significativi sono sempre nelle relazioni tra loro, spiega Yaneer Bar-Yam, presidente del New England Compex Systems Institute, autore di “Making thinks work”: l’interazione tra edilizia, economia, cultura, società, ambiente, può essere governata solo prestando attenzione ai feedback della realtà. Lo dimostrano gli sforzi dell’amministrazione di Barcellona, appunto, per evitare che il miglioramento dell’ambiente urbano si trasformi solo in un aumento dei prezzi delle case e in un’espulsione dei ceti sociali che meno se li possono permettere. Proprio quello che invece sta accadendo a San Paolo del Brasile e Istambul, secondo Aysegul Can e Hugo Fanton Ribeiro da Silva, ricercatori di urbanistica rispettivamente alla Istanbul Medeniyet University e alla University of São Paulo, che hanno scritto un paper sulla “gentrification” pubblicato da Globalizations nel gennaio 2023.

In effetti, il nuovo paradigma urbanistico, guidato dalla ricerca ecologica, non si sintetizza in poche formule. È orientato alla qualità della vita. Pensa al rimescolamento delle funzioni, contro le zone specializzate che l’epoca delle automobili aveva trasformato in isole – residenziali, commerciali, industriali – separate, non unite, da arterie trafficate nelle quali la gente perdeva tutto il tempo che i motori avrebbero dovuto accelerare. E concepisce la città come abilitatore di innovazione, non per la crescita fine a sé stessa ma come ricerca di soluzioni all’emergenza climatica e alla polarizzazione sociale.

All’interdisciplinarietà della nuova urbanistica, corrispondono azioni per accompagnare un remix delle funzioni specializzate della città e della campagna. Cities4Forests ha guidato ambiziosi piani di rilancio del verde urbano in più di 50 città nel solo 2022. Intanto, l’agricoltura urbana avanza, producendo cibo e assorbendo CO2, e la Association for Vertical Farming non cessa di annunciare nuove tecnologie in materia. Ma l’innovazione rende possibile anche il ritorno della manifattura in città. «L’industria degli anni Cinquanta e Sessanta andava fatta fuori città» ricorda Marco Taisch, docente al Politecnico di Milano e presidente del competence center Mind 4.0: «Ma oggi le fabbriche non inquinano più e le nuove tecnologie, per esempio additive, richiedono spazi ridotti. Sicché le fabbriche possono tornare nelle aree abitative riducendo il pendolarismo. Oppure si possono fare nei centri commerciali. Abbiamo un progetto di macchina per produrre mobili per le camerette per bambini: i clienti vanno al negozio, scelgono il modello e in poco tempo ricevono il pacco con i pezzi pronti da montare».

Il remix urbano si traduce in una riconfigurazione delle distanze. Si lavora da casa, si fabbrica nel negozio, si coltiva nel quartiere. L’innovazione riconfigura la città. A Padova, tra la stazione, il Portello e la Stanga, il boulevard dell’innovazione emerge dalle esigenze di prossimità di università, Parco scientifico e tecnologico, acceleratori, Competence center, Camera di commercio, Comune e Confindustria (editore del Sole 24 Ore), racconta Fabrizio Dughiero, prorettore all’innovazione dell’università di Padova: «In fiera o a Le Village si aprono spazi per le imprese, mentre nel Parco scientifico si costruisce una scuola di design e poco lontano nascono i nuovi spazi di ingegneria, destinati a 4mila studenti».

Insomma, la progettazione della città non è scritta dall’alto. E neppure nasce dal caos. La nuova forma della città emerge dalle relazioni tra gli stakeholder. Chi pensa le strutture che uniscono i puntini nel territorio, di fatto, collega il presente al futuro.


Foto: “Life in the Streets of Cannobio // #cannobio #life #day #moment #shore #lake #old #stucco #city #town #sky #clouds #people #bmw #conversation #italy #europe #travel” by Peter Alfred Hess is licensed under CC BY 2.0.