Come uscire dalle illusioni dei social media

Articolo pubblicato su Nòva, Il Sole 24 Ore, il 5 maggio 2024


Desideri. Paure. Rabbia. Bisogno di approvazione. Ricerca di conforto nel conformismo. L’esperienza di miliardi di persone sui social network è sempre meno appesantita dall’overload informativo, ormai domato dagli algoritmi di raccomandazione, ma appare sempre più preda di una sorta di ipertrofico, caotico, immersivo flusso di emozioni. Lo scambio di notizie e punti di vista delle intenzioni dichiarate dai produttori delle piattaforme si è trasformato in uno spettacolo performativo nel quale le persone diventate personaggi si contendono l’attenzione e gli applausi, mentre monta la frustrazione di chi non si sente in grado di conquistare il suo quarto d’ora di popolarità. E la realtà che per gli utenti emerge nel labirinto di relazioni che si sviluppano sulle reti sociali si separa dalla verifica empirica, concentrandosi sull’illusione di conoscenza che si genera nell’infinito scambio di stimoli e di reazioni immediate. Con alcune soddisfazioni individuali, peraltro più transitorie della sensazione generale di sofferenza collettiva. 

La scienza denuncia la diffusione di depressioni e malesseri mentali nei giovani. Le associazioni di mutuo aiuto fronteggiano manifestazioni di odio e violenza pervasive e quotidiane. I sistemi della sicurezza affrontano pericolose campagne disinformazione. Le strutture educative fronteggiano la diffusione di banalità colossali e le rilevazioni PISA dell’Ocse registrano come gli adolescenti, nel mondo, ottengono risultati sempre peggiori in matematica e lettura. Insomma, si possono ovviamente ancora usare i media digitali in modo equilibrato e produttivo, ma l’ambiente dei social network appare come un ecosistema inquinato e poco igienico. Che cosa serve per affrontare questa complessità, ridurre la sofferenza, alimentare il senso di realtà? Uno psichiatra e psicoterapeuta come Giuliano Castigliego e un docente di interazione tra persone e macchine come Luca Chittaro rispondono nel volume “Le illusioni dei social media. Maschere e specchi della nostra personalità” (Mimesis 2024).

«C’è chi incontra qualcuno sui social e si innamora senza sapere che dietro il profilo non c’è una persona reale. C’è chi intrattiene lunghe relazioni online con persone che improvvisamente non si fanno più trovare. Ci sono quelli che si lasciano andare a dialoghi violenti nell’ambiente digitale ma poi faticano ad addormentarsi» ricorda Chittaro. «Tutto l’apparato dei social media crea una realtà apparente che però è lo specchio delle personalità che la frequentano». Un’illusione molto difficile da decodificare.

La mediazione tecnologica delle relazioni sociali ha conseguenze. «Tutto ciò che è digitale va veloce. Comprese alcune dinamiche psicologiche che sono sempre esistite ma che in questo ambiente di estremizzano. Perché non c’è tempo per assorbire e comprendere: si tende soltanto a reagire immediatamente agli stimoli».

L’impatto dei social media è raccontato da centinaia di studi. Una raccolta di dati si può trovare nel libro di Jonathan Haidt, “The Anxious Generation” (Allen Lane 2024), dedicato all’esperienza dei giovani online: l’uso dei media digitali è correlato alla diffusione di depressione, dipendenza, solitudine, incapacità di agire, studiare, lavorare. Le correlazioni non sono cause. Ma si ha l’impressione che la società non si possa più permettere di lasciare andare le cose come vanno.

Che cosa si può fare? Il terapeuta e lo scienziato, Castigliego e Chittaro, offrono nel loro libro una quantità di consigli pratici: per diminuire il tempo passato online, riflettere sulle esperienze in rete e dare un nome alle emozioni provate, riconoscere le dinamiche istintive che sono state suscitate dagli incontri sui social. Apprendere che esiste un fenomeno come il “contagio emotivo” che fa sentire alle persone i sentimenti prevalenti in un contesto e scoprire che l’ambiente che si frequenta online può essere manipolato proprio sfruttando questo fenomeno per fare propaganda o distruggere il senso di comunità e controllare le azioni delle persone. Consigli che per Chittaro assomigliano a quelli che la scienza suggerisce per l’igiene personale o per una corretta alimentazione: «Nel tempo si diffonderà una nuova consapevolezza».


Foto: Copertina del libro “Le illusioni dei social media. Maschere e specchi della nostra personalità” (Mimesis 2024)