Mentre si fanno mille illazioni sulle attività dei terroristi in rete, i governi europei sono tentati di approfittare della crisi per aumentare esageratamente la sorveglianza online. Per Giovanni Buttarelli, Garante europeo della protezione dei dati, citato da EuObserver, si sta realizzando una delle più grandi e indiscriminate raccolte di dati personali della storia d’Europa. Più che una strategia per la sicurezza è una tattica politica, che accrescerà il potere delle agenzie che controllano queste informazioni. Il caso americano mostra che la sicurezza, casomai, peggiora: la Nsa ha combattuto l’introduzione di sistemi di criptaggio forti riducendo le difese dei cittadini e delle imprese a vantaggio della sua capacità di intercettare. Invece, la questione che davvero dovrebbe interessare i governi che lavorano per i loro cittadini è proprio la cybersicurezza. Come attesta uno studio dell’Akamai, gli attacchi di tipo DDoS (che saturano i servizi online rendendoli inusabili) sono aumentati del 23% nel terzo trimestre del 2015 sul precedente e del 180% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Ey, società di consulenza, ha realizzato un’ampia survey che mostra come le aziende avvertano un peggioramento delle condizioni di sicurezza, gli attacchi diventino più sofisticati e l’importanza strategica delle operazioni delle imprese online sia sempre più decisiva per il loro successo. Dicono alla Ey, che la sicurezza digitale non è più – se mai lo è stata – un argomento solo tecnologico. E implica decisioni che riguardano ogni aspetto dell’organizzazione aziendale, richiedendo una collaborazione intensa tra le direzioni. Gli avversari sono sempre più sofisticati. Le aziende e gli enti pubblici devono esserlo di più. I governi dovrebbero stare dalla loro parte. Il nuovo framework nazionale, in consultazione pubblica, deve condurre a un approccio completo e sistematico alla cybersecurity che parta dalla piena responsabilità del top management.
articolo pubblicato su Nòva il 13 dicembre 2015