Non c’è alcuna contraddizione tra innovazione e tradizione. Non c’è contraddizione tra valore e cultura, nell’epoca della conoscenza. E, ancora, non c’è contraddizione tra profitto e qualità ambientale. Se c’è un settore nel quale tutto questo è palesemente vero, ebbene, quel settore è l’agricoltura. Proiettata nella contemporaneità, l’agricoltura sta ridefinendo il suo ruolo. Da settore originario dello sviluppo economico, destinato a una riduzione relativa della sua quota di contributo alla generazione di Prodotto interno lordo, sta tornando a essere una dimensione economica crescente del valore, per quanto riguarda gli obiettivi di progresso della qualità ambientale, sociale e culturale. In effetti, nell’economia contemporeanea, nella quale il valore aggiunto si concentra sull’immateriale, sulla ricerca, l’immagine, il senso dei prodotti, lo strumento gestionale fondamentale è digitale. E dunque stupisce la scarsa propensione a partecipare al web per cogliere tutte le opportunità che offre con un’identità pubblica specifica manifestata dalle piccole imprese agricole italiane che si legge nei dati di Registro.it. Anche perché se quello che è già successo su internet ha sconvolto la produzione, il consumo, il commercio e il marketing dei prodotti agricoli, ciò che sta per avvenire è ancora più stravolgente. E ha un fondamento tecnologico sostanzialmente digitale. Si tratta della robotica applicata all’agricoltura, dei mezzi di trasporto senza guidatore che avranno il permesso di circolare nei campi privati molto prima che nelle strade pubbliche, dei droni utilizzati per coltivare con precisione ogni metro quadro, dei cambiamenti genetici delle piante coltivate – per l’alimentazione, l’abbigliamento, l’arredamento – che la conoscenza di tecniche rivoluzionarie come il Crispr-Cas9 rendono possibili senza incorrere nei problemi degli organismi geneticamente modificati. Si tratta delle varie forme di riutilizzo dei materiali di scarto e dei luoghi della produzione, per ricavarne energia e plastica, turismo e divertimento. E si tratta delle rilocalizzazioni della produzione agricola che dalla campagna si espande in forme nuove nella città. Il digitale è la tecnologia di fondo di ognuna di queste innovazioni. Consente di conoscerla, gestirla e applicarla, senza subirla. Una migliore conoscenza di queste dinamiche tra gli imprenditori e gli addetti del settore non si può rimandare.
Articolo pubblicato su Nòva il 28 dicembre 2016