Ricapitoliamo. I consumatori fanno ricerche su internet prima di prendere una decisione d’acquisto. I numeri esatti variano con le diverse metodologie di ricerca, ma in genere dicono che almeno il 55% degli acquisti, specialmente quelli impegnativi, sono preceduti da informazioni raccolte online. L’infosfera peraltro si usa in modi relativamente diversi nel mobile e nel fisso: sul web si consulta un motore di ricerca o una piattaforma specializzata e si arriva ai siti dei produttori, che poi servono per avere notizie sui prodotti, per configurare soluzioni a partire da componenti di base, per partecipare a concorsi e ottenere sconti; sul cellulare si confrontano i prezzi con le app specializzate, si guardano le foto dei prodotti, si accolgono le segnalazioni degli amici sui social network. Spesso, poi, si acquista direttamente online; oppure ci si reca al negozio per comprare ma solo dopo aver raccolto notizie in rete. Si tratta di comportamenti acquisiti che per la maggior parte della gente non riguardano il futuro, ma il presente. Le aziende italiane che non si sintonizzano con questo presente – e sono molte, come si vede anche dai dati presentati in queste pagine – rischiano di perdere occasioni. E altre ne perderanno, probabilmente, se affronteranno con la stessa mentalità l’avvento delle nuove ondate innovative digitali che si annunciano nei prodotti e nei processi produttivi e vanno sotto il nome di “industria 4.0”: una forma di personalizzazione di massa che si configura anche con l’aggiunta di sensori, chip e interfacce innovative nei prodotti che acquisiscono così nuove funzionalità alimentate dalla connessione in rete; intanto, in fabbrica i processi automatizzati si rendono più sofisticati, big data, robot, intelligenza artificiale e sensoristica aumentano la produttività e l’interconnessione delle attività manifatturiere. Le imprese italiane, spesso leader, dell’arredamento, godono di un “saper fare” straordinariamente rispettato nel mondo. In alcuni casi hanno tentato di mantenere il loro valore aggiunto con piccole serie e grande qualità artigiana. In altri casi sono riuscite a fare massa con il sistema dei distretti industriali. Non sempre questi punti di forza sono stati sufficienti a resistere alla competizione globale. E una dolorosa selezione è già avvenuta, di conseguenza. Per le imprese che sono sopravvissute o anche cresciute nel pieno della crisi è tempo che dalla difesa si ritorni all’attacco. Chi la pensa così, oggi, non può non vedere la tecnologia digitale come una componente essenziale di questa strategia.
Articolo pubblicato su Nòva il 5 aprile 2017