La sostenibilità non è soltanto ambientale, ma anche sociale e culturale. O non è. La capacità di trasmettere alle generazioni successive una ricchezza di risorse pari o migliore rispetto a quella presente è un tema olistico e ineludibile, a meno di non voler chiudere gli occhi a una realtà sempre più chiara: chi coltiva questa consapevolezza genera più valore. Lo dimostrano i conti delle aziende che crescono di più, in Italia e nel mondo, e lo registra il rapporto del Csc, il Centro Studi di Confindustria (editore del Sole 24 Ore), uscito pochi giorni fa e dedicato alla sostenibilità. Che sottolinea con forza il lato sociale della questione, in controtendenza, peraltro, visto che è importante solo per il 10% degli italiani secondo un sondaggio Ipsos-Csc. Tra le condizioni per la sostenibilità infatti, il Csc vede l’azione volta a «rendere la crescita socialmente inclusiva e ridurre al minimo il disagio sociale causato dalla disuguaglianza». Che è un «danno collaterale» della velocità del cambiamento dovuto alla globalizzazione e all’avanzata della tecnologia digitale. «Ormai è chiaro che non basta più affidarsi alla crescita per risolvere la questione della povertà e della disuguaglianza». Piuttosto va ripensato il modello di business. Che richiede un salto culturale, dice il Csc, perché nel breve termine l’adozione di una politica aziendale sostenibile richiede risorse, ma nel lungo termine genera visibili vantaggi, per la reputazione, l’efficienza energetica, l’attrazione di persone talentuose e motivate, la definizione di nicchie di mercato nelle quali i consumatori sono disposti a pagare un premio ai prodotti di organizzazioni sostenibili. Per l’Italia, dice il Csc, è una strategia perfetta, vista la qualità riconoscibile della cultura, dell’ambiente e della socialità del paese che diventa parte del senso del made in Italy. Ma si ottiene puntando su una ricerca di tecnologie innovative e sulla concezione di modelli di business coerenti. Uscire dalla trappola del breve termine e adottare una strategia sostenibile è possibile. E conveniente.
Articolo pubblicato su Nòva il 18 febbraio 2018