Le difficoltà tecniche, matematiche e giuridiche connesse alle soluzioni per affrontare la fase due del contenimento della pandemia sono enormi. Non basta aver scelto l’applicazione per fare il contact tracing. Occorrono i test sierologici e i tamponi. Occorre un’organizzazione sanitaria ultra-efficiente ma anche una guida del paese di ampie vedute: nella fase due, quando la visione monodimensionale viene superata per far posto a una strategia aperta alla complessità dei fenomeni – sanitari, economici, sociali, generazionali, ecologici – non è l’organizzazione sanitaria a poter gestire la leadership. Le imprese, i corpi intermedi, la politica, si devono far carico delle scelte e dei rischi connessi. Ci si accorge nel momento di preparazione della fase due che le alternative secche, i trade off rigidi, non sono sufficienti a guidare le decisioni. Salute o economia, privacy o tracciamento, protezione degli anziani o educazione dei bambini: per superare questi dilemmi intollerabili, una possibilità esiste: l’innovazione.
È proprio alla ricerca dell’innovazione che in questo weekend si stanno confrontando migliaia di squadre provenienti da tutta Europa nel quadro di una grandissima hackathon progettata per raccogliere idee, progetti e soluzioni destinate a portare l’innovazione al servizio della lotta all’epidemia di Covid-19. La Commissione Europea, sotto la guida dello European Innovation Council, ha chiamato gli innovatori a contribuire allo sviluppo di soluzioni alle sfide poste dal coronavirus su almeno cinque categorie di problemi: salute, resilienza nel business, coesione sociale e politica, lavoro e studio da remoto, finanza digitale e altro. Confindustria (editore del Sole 24 Ore) è tra i promotori più attivi. E sta mappando il sistema industriale italiano in cerca di competenze da connettere ai centri di ricerca e alle organizzazioni impegnate a contrastare l’epidemia.
Non è un caso che la delegazione italiana sia la più numerosa in questa hackathon gigantesca, con quasi 20mila partecipanti. La missione che è stata loro affidata è quella di contribuire a trovare soluzioni a brevissimo termine per le sfide più grandi del momento. Nella categoria della salute, per esempio, si cercano sistemi di produzione efficienti per mascherine e ventilatori, verifiche di qualità veloci per i test sierologici, scambi di informazioni tra ospedali, applicazioni robotiche. Per la resilienza nel business si cercano tecniche per migliorare la produttività nel lavoro da remoto, sistemi per ridurre il mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, sistemi di protezione dei lavoratori. Per la coesione, si cercano innovazioni sociali, mappatura di persone e zone geografiche più bisognose di aiuto, contenimento della disinformazione, sostegno all’arte, lotta al crimine. E poi si cercano tecnologie e metodi per elearning e lavoro da remoto, accelerazione nella distribuzione di aiuti finanziari. E molto altro ancora. I vincitori saranno proclamati il 30 aprile.
La Commissaria europea per l’innovazione, Mariya Gabriel, ha detto: «Questa hackathon è un esempio di come l’Europa si unisce in tempi di crisi». E ha aggiunto: «I nostri migliori talenti ce la metteranno tutta per sostenere i cittadini che hanno bisogno d’aiuto. Questa è l’innovazione europea in azione».
Articolo pubblicato su Nòva il 26 aprile 2020