Da un articolo uscito su Nòva il 9 maggio 2021 e su 24+ intitolato: “L’intelligenza artificiale, tra le regole europee e le incertezze italiane” – La normativa sull’automazione cognitiva non è facile da definire, decidere, applicare. La Commissione ha dato la linea. L’Italia sembra indecisa
Il National Cyber Security Centre, nel Regno Unito, ha avvertito una cittadina britannica che un contratto che stava per firmare con Alibaba per acquistare tecnologie destinate a servizi da smart city rischiava di mettere in pericolo la cybersecurity e la privacy dei cittadini. L’acquisto è stato fermato. È l’ennesima dimostrazione della preoccupazione anglosassone nei confronti delle tecnologie cinesi basate sull’intelligenza artificiale. Ma segnala una tendenza che in futuro potrebbe portare a una separazione crescente dei mercati tecnologici. Ci sono mille fronti in proposito, ma le tecnologie per la visione del computer ed eventualmente il riconoscimento facciale sono tra le più controverse.
In questo contesto, la Commissione europea sviluppa la sua complessa strategia su intelligenza artificiale e dati, con un insieme di nuove regole e importanti investimenti. La Commissione dimostra la convinzione che queste tecnologie siano destinate a dare il ritmo della prossima ondata innovativa del mondo digitale: con opportunità enormi e rischi significativi per la qualità della vita e i diritti umani. E attraverso le regole e gli investimenti punta a creare condizioni favorevoli per una crescita delle aziende tecnologiche interne. Sul riconoscimento facciale, la Commissione sembra piuttosto ambigua: non nei principi, ma nella concreta applicazione lascia la porta aperta all’uso del riconoscimento automatico.
Gli italiani, intanto, si domandano quale sia la visione del loro governo in materia. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci sono 1,6 miliardi per lo sviluppo di “campioni nazionali” nella ricerca in alcune tecnologie abilitanti considerate “chiave”: tra queste non c’è una menzione specifica per l’intelligenza artificiale, ma si cita una cosa come “simulazione avanzata e big data”. Nelle precedenti versioni del piano la menzione dell’intelligenza artificiale c’era. Nessuno ha capito dove sia finita e perché sia stata trasformata appunto in “simulazione avanzata”. Questi campioni nazionali per la ricerca avranno un’amministrazione centralizzata e potranno sviluppare la ricerca con una struttura architetturale decentralizzata. I centri saranno scelti con bandi ai quali si candideranno consorzi e aggregazioni di università, centri di ricerca e imprese.
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La Commissione ha avviato un iter che somiglia a quello che ha portato al regolamento per la protezione dei dati personali. Un sistema normativo con principi chiari, dettagli meno chiari, regole a protezione dei cittadini, ma anche norme proattive per orientare l’innovazione. Non tutte le imprese accoglieranno questi suggerimenti in modo acritico, anche se le “sandbox” proteggeranno i passi innovativi delle piccole imprese. Il controllo sociale automatico come c’è in Cina sarà vietato in Europa. Molte applicazioni innocue saranno deregolamentate. Ma le zone grigie ci saranno. L’innovazione normativa e gli investimenti pubblici, possono sbagliare, come l’innovazione e gli investimenti privati. Ma occorre imparare in fretta dagli errori.