Richard Edelman

A che cosa servono le pubbliche relazioni, oggi? Se per i giornali è un problema comprendere il proprio ruolo nel nuovo contesto del web 2.0, per le pr deve essere ancora più difficile. Richard Edelman, uno dei maggiori pr del mondo, scrive sul suo blog, citanto Chris DeWolfe, uno dei fondatori di MySpace: «As PR counselors we need to persuade companies to let go; to give up
control of the message; to learn from consumers who want to co-create
the brand». Ma se le aziende abbandonano l’idea di controllare i messaggi che lanciano al pubblico, che cosa chiederanno alle loro agenzie di pr? Lo domanderò allo stesso Edelman in un’intervista, tra poco.

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Strana sensazione, peraltro, andare a intervistare un pr. Di solito, le loro opinioni sono utilizzate dai giornalisti in modo addirittura anonimo. Quando un commento ci viene da un pr, non lo attribuiamo alla persona che ce lo ha detto, ma scriviamo «dicono all’azienda tal dei tali». E adesso, invece, addirittura un’intervista…

Ma in fondo è comprensibile: il mondo sta cambiando per tutti. E uno come Edelman, che ha sbagliato con i blog ma sembra avere imparato dai blog, può essere un testimone interessante. Adesso lui parla soprattutto di network sociali. Vedremo che cosa mi dice. Un fatto è certo: qualunque ruolo un’azienda o un professionista giochi in questo contesto, nessuno si può permettere di strumentalizzare il nuovo medium emergente. Perché il pubblico attivo se ne accorge. E respinge. L’unico modo per qualificare il proprio ruolo è dimostrare, con il tempo e il lavoro, di servire il pubblico in modo sincero e possibilmente utile.