Editoria: motivi per crederci

I possessori di iPod hanno comprato 9 miliardi di canzoni su iTunes, si stima, fino all'autunno scorso. Amazon non cessa di annunciare record di vendita per i libri – e anche per i giornali – in versione digitale da leggere sul suo Kindle. E, in 18 mesi, 3 miliardi di applicazioni, tra cui giochi e software per leggere libri e giornali, sono state scaricate dall'App Store, per essere usati con gli iPhone e gli iPodTouch.

Ma è solo l'inizio. Perché l'arrivo del tablet della Apple, annunciato da una quantità di indiscrezioni governate dalla stessa casa della Mela – accompagnato da una quantità di soluzioni analoghe, di Hp, Dell, Htc – ispira i designer a studiare versioni di riviste digitali da leggere in mobilità , come nel caso del prototipo di Sports Illustrated o il Mag+ di Bonnier disegnato con Berg: con risultati tanto belli da far pensare che il pubblico potrebbe essere tentato di volerli acquistare.

È un cambio di stagione per gli editori. Dopo anni di lamentazioni sulla crisi della musica in cd e l'annuncio ripetuto della fine dei giornali di carta, la tecnologia si dimostra una  variabile ben più complessa e creativa.

Il digitale non è necessariamente il nemico dei prodotti editoriali tradizionali e dei loro vecchi modelli di business: ma di certo è anche un generatore di possibilità e un grande amico dei futuri modelli di business. «Il pubblico pagherà per prodotti di qualità» dice Vittorio Sabadin, vicedirettore de La Stampa: è un'affermazione piuttosto ottimistica per l'autore di un importante saggio sulla crisi dei giornali di carta come L'ultima copia del New York Times. «I telefoni di Apple e Google dimostrano che nel contesto della mobilità le persone sono disposte a pagare per i contenuti di qualità. Anche se molto probabilmente i modelli di business vincenti saranno legati a giornali non generalisti ma specializzati».

Già, la qualità. È chiaro che il pubblico è il miglior giudice della qualità. E che gli editori – come i giornalisti – a quel giudice prima che a ogni altro si devono riferire. Per i giornali, strumenti attraenti come il tablet della Apple possono essere opportunità per innalzare la qualità dell'informazione che contengono e del design del contenitore. 

La stessa Apple indica una possibile via per la vendita dei contenuti – con un sistema simile all'iTunes sperimentato nella musica – e per innovare nella pubblicità (dovrebbe essere questo il senso della recente acquisizione di Quattro Wireless, specialista nella pubblicità sui device mobili).

Del resto, il puro e semplice web è un terreno competitivo molto ostico per le soluzioni a pagamento: ma non si può dare a priori la stessa valutazione per i contesti mobili, ad alta qualità dell'immagine, che favoriscono una forte integrazione con servizi utili, come quelli che si possono sviluppare sui tablet e gli smartphone.

È pur vero, però, che per cogliere queste opportunità, gli autori, i designer, i giornalisti, dovranno inventare nuove soluzioni "narrative", mentre le case editrici dovranno investire. Fare ricerca. E crederci.

  • Ricciodo |

    Credo che il digitale non solo non sia un nemico dell’editoria, ma sarà la fonte della giovinezza per il futuro. Una volta che non ci saranno più le generazioni non “abili ed arruolate” all’uso dei pc e dei devices, l’informazione e buona parte della lettura si sposterà esclusivamente sul web. Certo, i fascino della carta stampata, con il suo odore che ne caratterizza libri, giornali e quotidiani, rimane una cosa al di sopra di qualsiasi oggetto tecnologico. Ma, a meno che il mondo non rallenti i ritmi, la stragrande maggioranza dei lettori diletterà i propri pensieri su piattaforme tecnologiche. A tal proposito, ho trovato interessante questo articolo nel blog iphone-up: http://www.iphone-up.it/software/tablet-i-grandi-editori-preparano-le-riviste-per-il-suo-arrivo_2092

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