Regole per il CRISPR-CAS9

Un lavoro congiunto di alcune università cinesi ha prodotto un tipo di riso mutato con Crispr-Cas9 immune alle conseguenze dell’uso di pesticidi, riporta CellPress. Alla Syngenta, i ricercatori hanno trovato il modo di modificare il mais usando polline editato con Crispr-Cas9 per aumentare le rese. La Calyxt ha introdotto sul mercato un olio di soia che, secondo l’azienda, presenta caratteristiche che lo rendono più sano. Ma gli esempi non si contano. Di fronte all’esplosivo fenomeno, c’è chi si concentra sulle opportunità e chi si preoccupa dei rischi.
Non occorre prendere in considerazione l’applicazione dell’editing genetico agli umani per riconoscere l’importanza di una discussione in materia. Anche modificare il cibo genera conseguenze. E se il processo di scelta dovesse essere dominato da contrapposte posizioni pregiudiziali, i risultati sarebbero insoddisfacenti. Una policy guidata dal metodo scientifico, in questo caso, potrebbe aiutare: posto che quel metodo sia applicato in modo indipendente e conduca a deliberazioni che sappiano bilanciare il rispetto per la scienza, l’impresa e i valori umani fondamentali. In un mondo pervaso da una competizione esasperata, con Usa e Cina in testa in molte delle più avanzate tecnologie, il compito dell’Europa si dimostra quello di aggiungere logiche diverse, lungimiranti ma non paralizzanti.
Una discussione al Parlamento Europeo della scorsa settimana, organizzata da Reimagine Europe e Scientific Advice Mechanism, ha mostrato come l’impatto del Crispr-Cas9 sulla coltivazione delle piante sia nel pieno di una fase deliberativa profonda. La Corte Europea ha sostanzialmente equiparato il trattamento degli interventi di mutazione genetica prodotti con il Crispr-Cas9 a quello riservato ai tradizionali “organismi geneticamente modificati”. Ma questo non chiude la partita: tutt’altro.
Da diecimila anni, con la rivoluzione neolitica e l’avvio dell’agricoltura, il percorso dell’evoluzione “naturale” è stato modificato dalle tecniche introdotte dagli umani per generare specie viventi vantaggiose per la società. Dalla selezione agli incroci, dalla biotecnologia alla biologia molecolare, le tecniche che hanno modificato la natura si sono sedimentate nell’ambiente in modo inestricabile. Secondo Janusz Bujnicki, membro del gruppo di Chief Scientific Advisors della Commissione Europea, dal tempo in cui è stata introdotta la legislazione europea sugli Ogm a oggi la scienza ha fatto molta strada. Per esempio scoprendo che molte mutazioni introdotte con l’ingegneria genetica avvengono anche in natura. E dimostrando che è spesso molto difficile definire se una pianta è stata modificata in modo naturale o è stata editata. La decisione della Corte e lo stesso percorso di sviluppo della normativa europea sull’editing genetico non è dunque chiuso. E si può prevedere che se ne renderà necessaria una revisione.
C’è da tener conto di queste istanze, probabilmente. Anche perché queste nuove tecnologie sono tanto attraenti sul mercato che il loro utilizzo sarà difficilmente arrestato: casomai potrebbe essere indirizzato, introducendo non blocchi ma percorsi razionali di valutazione delle conseguenze delle nutazioni: «Non guardare al metodo che le ha prodotte ma alle loro funzioni» dice Bujnicki. Percorsi, forse, non stringenti come quelli che si adottano nella farmaceutica, ma abbastanza convincenti per la popolazione intorno alla sicurezza dei prodotti offerti sul mercato.
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 7 aprile 2019