Da un articolo uscito su Nòva il 28 marzo 2021 e su 24+ intitolato: “Facebook sceglie di essere fuori legge: strani rapporti tra innovazione e regole” – Le linee guida che il social network chiede ai moderatori delle discussioni di seguire, in certi paesi autoritari sono contrarie alle norme.
Le linee guida che Facebook a fine dicembre 2020 ha distribuito ai moderatori delle discussioni sul suo social network, le persone incaricate di integrare l’azione dell’intelligenza artificiale nell’individuazione e rimozione di messaggi violenti e inumani, che sono state pubblicate dal Guardian questa settimana, in alcuni casi sono fuori legge.
Dato che il social network ha scelto di seguire regole piuttosto omogenee in tutti i paesi, alcune delle sue scelte sfidano le regole, per esempio in certi regimi autoritari. Tanto per fare un esempio, suggerire manifestazioni non violente contro il governo è vietato in molti paesi del mondo. Ma non su Facebook. Il riferimento a un diritto superiore, quello di potersi esprimere liberamente, evidentemente in questo caso ispira Facebook a compiere una scelta che non è sempre legale.
Lo stesso riferimento a un diritto superiore alla salute, pare, avesse ispirato, nel 2018, He Jiankui. Lo scienziato cinese, professore alla Southern University of Science and Technology di Schenzhen voleva salvare due gemelle non ancora nate dal rischio di contrarre il virus Hiv e ha deciso di usare la tecnica di modifica del Dna chiamata Crispr-Cas9 per modificare i geni delle future bambine. Le bambine sono oggi vive. Lo scienziato è stato condannato a tre anni di prigione. Il libro di Henry Greely, “Crispr People. The science and ethics of editing humans” (2021, MIT Press), mostra quanto sia intricata la vicenda. Anche in quel caso, comunque, un principio superiore ha condotto un innovatore a compiere scelte illegali.
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La storia di Jennifer Doudna, la scienziata che con Emmanuelle Charpentier ha vinto nel 2020 il premio Nobel per la chimica per aver trasformato la scoperta del Crispr – un meccanismo tipicamente usato dai batteri per combattere i virus – in una tecnologia utile per modificare facilmente il Dna, ha passato gran parte del suo tempo a lavorare per contenere gli effetti più pericolosi della sua innovazione. Se ne parla nella straordinaria biografia di Doudna scritta dal maestro del genere, Walter Isaacson: “Code breaker. Jennifer Doudna, gene editing and the future of the human race” (Simon & Schuster 2021).
Il titolo è denso: il Crispr infatti rompe il codice genetico. Ma rischia di indurre qualcuno nella tentazione di rompere anche il codice penale. Per questo, Doudna si dedica a sviluppare la consapevolezza etica nella comunità scientifica. Non c’è una soluzione standard per tutto questo. Almeno fino a quando i legislatori non riusciranno a passare dall’atteggiamento di chi rincorre la realtà a quello di chi la anticipa: per questo però bisogna superare il pregiudizio secondo il quale la regolamentazione è un freno allo sviluppo. Il freno non è nelle regole. Casomai è nelle regole sbagliate.