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Fatih Birol, direttore della International Energy Agency, presentando il nuovo World Energy Outlook ha detto che gli investimenti previsti in petrolio e gas sono in linea con la necessità di azzerare le emissioni di gas-serra per il 2050 ma ha aggiunto che gli investimenti pubblici in fonti rinnovabili sono fermi a un terzo del necessario.
Sebbene gli stati abbiano promesso, in totale, un raddoppio degli investimenti in fonti di energia pulita, questo sforzo non basterà, a causa delle differenze tra i comportamenti annunciati dagli stati: il 70% degli investimenti mancanti sono nei paesi in sviluppo.
Questo è il motivo per cui ci si può aspettare forte volatilità del prezzo dell’energia, avverte da Iea: i costi energetici – i prezzi del gas sono passati dai 14 euro per megawatt-ora di ottobre 2020 agli 87 euro di ottobre 2021, riporta il Financial Times – non aumentano per i piani necessari alla transizione energetica ma per mancanza di coordinamento degli sforzi per implementarli.
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Ogni paese avrà i suoi problemi: trovare i soldi da investire, superare il timore di frenare lo sviluppo industriale, contrastare le lobby desiderose di difendere i vecchi modelli di busines, cambiare abitudini o, in certi casi, conciliare gli interessi paesaggistici e quelli energetici. Ci saranno probabilmente conflitti, diffusione di notizie false, forme di odio e di paura. Ma a un certo punto gli umani si sintonizzeranno con la realtà. Se la caverà meglio chi innoverà anticipando i cambiamenti sulla scorta di una prospettiva storica comune. Come nel caso del contrasto alla pandemia, la libertà si svilupperà meno nella dimensione individuale che in quella della comunità.