Per raccogliere un applauso in un grande consesso di internettari, non c’è modo migliore che sottolineare come «la politica» capisca poco di internet. Il che non è per nulla infondato, naturalmente.
Basta guardare alla qualità del dibattito sulle varie riforme che si propongono in materia internettiana e che rischiano di limitare la libertà di espressione e comprimere la conoscenza di pubblico dominio.
Lo ha dimostrato anche il pubblico – numerosissimo – del recente Iab Forum di Milano. Quando, nel corso della tavola rotonda condotta da Riccardo Luna di Wired Italia, si è parlato degli 800 milioni che dovrebbero costituire la quota che il governo ha destinato all’allargamento della banda larga, osservando come se ne sappia sempre troppo poco, benché qualche ministro, periodicamente, ne ricordi l’esistenza, il pubblico dello Iab ha rumoreggiato. E quando si è parlato della scarsa attenzione rivolta dal governo allo sviluppo di internet, il pubblico dello Iab ha applaudito con vigore. E con buone ragioni.
Ma il fatto è che internet è cresciuta e cresce, nonostante la disattenzione del governo. Ma questo è paradossalmente coerente con la sua missione innovativa. Imprenditori come Paolo Ainio e Paolo Barberis lo hanno detto, allo Iab Forum: ci sono vincoli in Italia che il governo potrebbe ridurre. E allora? Facciamo da soli. Già: é internet.