Sviluppo è cultura

I luoghi del declino, oggi, sono i luoghi della conflittualità paralizzante: i luoghi del futuro sono quelli nei quali la società trova un consenso intorno al suo progetto, per costruire i distretti della conoscenza, della ricerca, della creatività, con il compito di valorizzare le competenze locali. L’innovazione del distretto ha successo quando deriva dall’incontro armonico delle imprese che investono, delle università che fanno ricerca, delle amministrazioni pubbliche che fanno integrazione di sistema: il che avviene nelle società che comprendono le priorità della cultura, della connettività e della sostenibilità. Sono i capisaldi del programma recentemente proposto da Jacques Attali per la Francia. Ma sono i capitoli dei progetti emergenti in diversi territori italiani: dalla provincia di Trento alla Sardegna, da Torino al Friuli Venezia Giulia, si vedono società in grado di sostenere, pur tra mille difficoltà, veri e propri ecosistemi dell’innovazione. E non è un caso che proprio in questi territori, i risultati siano già ben visibili, in termini di scoperte scientifiche, nuove vocazioni produttive, crescita del valore aggiunto, nuove imprese. La sfida è culturale: sviluppo oggi significa saper vedere come si tramutano i problemi ambientali, sociali, industriali, in opportunità.

  • Franecesco Rosi |

    Approfitto di questo spazio per fare i complimenti a nova e a Tafter, ormai gli unici luogni di sperimentazione. Vi ringrazio perchè ogni settimana ci fornite prospettive che altrove non troveremo. Un saluto a tutti

  • Roberto Marcucci |

    Frequento il web, da tanti anni, mi interesso di arte da sempre. Ma le devo dire che si è parlato in tante forme diverse di “Cultura”; ma mai come in Tafter, ho letto con chiarezza, approfondimento, e un senso di corretta leggerezza, il futuro della Cultura in senzo allargato. Un sito unico .Buon proseguimento a tutti

  • Roberto Domenichini |

    Caro Luca
    Sono 10 anni che mi sto chiedendo se lo Stato (entità astratta e impersonale) sia motivo di sviluppo o d’intralcio alla creatività e saggezza degli individui. Non ne faccio una questione economica ma di valori.
    Del giusnaturalismo ne parla anche l’Apostolo Paolo in Romani di cendo “Quando gli uomoni senza legge fanno PER NATURA le cose della legge sono legge a se stessi”.
    Se pensiamo ad un assolutismo dei valori etici (libertà, proprietà,) avremo meno paura di uno Stato che con logiche coercitive cerca di imporci un punto di vista (il suo) che ritiene eticamente giusto.
    Se lasciamo gli individui liberi di agire, sempre nel rispetto delle regole basilari, lail potenziale creativo emerge e irrompe nella società con una “prepotenza” che non può essere fermata.
    Ma se in nome di uno sviluppo sostenibile dobbiamo utilizzare la nostra migliore risorsa (la creatività) per stare distro ad una società che va troppo veloce per poter essere raccontata allora avremo già perso la battaglia.
    Buona continuazione

  • Luca De Biase |

    Anch’io sto riflettendo molto sulla questione del ruolo delle autorità locali nello sviluppo territoriale. Da un certo punto di vista appare fondamentale: nella definizione di una visione condivisa, nell’introduzione di un sistema di regole incentivanti per l’ecosistema dell’innovazione, e forse nell’esemplificazione di comportamenti virtuosi e coerenti con la visione stessa. Ma da un altro punto di vista, l’intervento pubblico appare spesso come una sorta di distorsione delle dinamiche della concorrenza e del merito. Per ora non riesco a fare di meglio che osservare quello che accade caso per caso. Di certo, la leadership nell’innovazione non è sempre di un solo tipo di soggetto: in certi luoghi è l’autorità locale, in altri è l’università, in altri ancora è l’impresa. Quasi sempre, comunque, la società ha una responsabilità forte: se c’è un fondamentale consenso sul progetto comune di sviluppo la situazione è molto migliore che se c’è un microconflitto costante per la distribuzione delle risorse. Grazie per i commenti.

  • Roberto Domenichini |

    “I luoghi del declino, oggi, sono i luoghi della conflittualità paralizzante: i luoghi del futuro sono quelli nei quali la società trova un consenso intorno al suo progetto, per costruire i distretti della conoscenza, della ricerca, della creatività, con il compito di valorizzare le competenze locali. L’innovazione del distretto ha successo quando deriva dall’incontro armonico delle imprese che investono, delle università che fanno ricerca, delle amministrazioni pubbliche che fanno integrazione di sistema”
    Concordo! E’ sufficiente abolire l’ingerenza statale nel pieno rispetto del giusnaturalismo.
    Buona continuazione

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