Che ci faccio qui?

Sono arrivato al Sole 24 Ore nel settembre del 2005 per fare Nòva. E prima? Ero un felice freelance da quando, sette anni prima, mi ero dimesso da Panorama. In quei sette anni non ho mai dormito per più di quattro notti nella stessa città. Ho scritto, ho letto, ho conosciuto persone fantastiche. Ho faticato, ho avuto paura, ho preso un milione di fregature. Ho imparato. Ma qualcosa ho sempre saputo. Credo nel progetto più che nel posto di lavoro. E credo più nel pubblico che nel prodotto.

Penso alle considerazioni dei commentatori al post chiamato Libertà è sperimentazione. Penso al sospetto che in parte le sottende: come possiamo fidarci dell’iniziativa di un editore, interessato più al suo fatturato che alla conversazione con noi? E penso che sia un sospetto legittimo. E quindi le accetto, quelle considerazioni, anche se ne soffro. Un po’. A tratti molto. Ne soffro perché so che questa storia di Nòva100 ha soltanto il senso che le dànno le persone che la fanno. E la fanno le persone che hanno costruito il senso di Nòva in questo anno e mezzo di vita. In attesa di incontrare altri che abbiano voglia di partecipare a progettare un altro tratto di strada. Sono grato all’editore perché ci ha dato i mezzi per mettere in piedi questo insieme di blog. Penso anche che questa iniziativa dia all’editore una chance in più di comprendere da che parte andrà il suo business. Credo che tutti ne possano trarre qualcosa di buono. E sebbene non abbia nulla di decisivo o geniale, sono certo che questa storia di Nòva100 sia almeno sincera.

Ringrazio tutti. Favorevoli, critici e indignati. Sospettosi, solidali e amichevoli. Grazie per il consiglio di far scrivere gli sconosciuti più che i nomi noti. Grazie per le discussioni appassionate. E grazie a chi, anche nel momento delle  incomprensioni, non ha mai smesso di credere alla conversazione. Non so in che direzione evolverà Nòva100. Io la racconto per come la vedo. E per come la spero. E’ un modo per me di riflettere sul mestiere che faccio. E di esprimere apertamente le incertezze, i timori e le passioni che mi motivano in questa ricerca sperimentale sul giornalismo dell’innovazione.

  • Valerio Mariani |

    Non ho niente da aggiungere a quanto ha più volte ribadito Luca Annunziata. La considerazione “cresce anche il numero cardinale” poi, da vecchio matematico mi ha semplicemente emozionato.
    Buona fortuna.
    Se queste sono le condizioni, in questo momento vorrei solo cambiare nome, cancellare tutti i log di quasi 15 anni di rete che lo contengono e rinascere come un perfetto sconosciuto in un altro pianeta, forse non basterebbe un’altra nazione, tanto il declino della pura parola è segnato ovunque dall’imperversare dei nomi propri.
    D’altronde, se non ho mai voluto aprire un blog personale forse qualcosa l’avevo intuita.

  • Luca Annunziata |

    Prego, non c’è davvero di che.
    Sì, come detto una risposta è ben più di quanto si possa sperare. Però, a mio avviso, resta quel buco di autoreferenzialità di cui discutere. Una parola talmente complicata che mette in difficoltà persino il correttore ortografico del Mac.
    Nòva100, è la mia personale opinione, segna la crescita del progetto Nòva24: cresce il numero cardinale e, presumo, crescono anche gli obiettivi. Sbarcare in rete significa confrontarsi con target potenziali diversi da quello del lettore ilsole24ore. Perché dunque non allargare il discorso alle “nuove leve” di Internet?
    La nostra discussione “stagna” tra internettiani della prima ora. Ci sono tutti coloro che sono arrivati dopo, con un approccio molto diverso al media, che pensano ad altro ed agiscono secondo logiche che sono completamente estranee al nostro sentire. Ecco, secondo me il risultato più grande sarebbe quello di coinvolgerli nella discussione e nel progetto: leggendo, scrivendo, chattando, telefonando, messaggiando… tutto fa brodo.
    Insomma, mi si perdoni l’espressione, smetterla di bloggarsi addosso ed aprirsi al resto della comunità dentro e fuori la rete. E magari cercando di scovare chi ha davvero qualcosa da dire, o almeno sa come dirla.
    Buon lavoro, che non guasta mai.
    Luca

  • Luca De Biase |

    Ciao. Grazie! Mi pare di avere risposto a tutte le perplessità, ai commenti, alle proposte. Questo dimostra che sono perfettamente d’accordo con il metodo e la necessità di questa discussione.

  • Luca Annunziata |

    Salve, sono uno dei “famigerati” commentatori.
    E sottolineo commentatore, non critico: non ho né i numeri né l’esperienza dalla mia per potermi definire tale, non ho medaglie da mostrare. Personalmente, poi, non sospetto niente. Ho fatto delle domande, mi sono limitato ad osservare e domandare il perché ed il come – attività troppo spesso sottovalutata in Italia.
    Credo che domandare, soprattutto a chi questa idea fa da papà, sia parte di quel processo di dialogo tra giornalismo, blogosfera e pubblico in generale, che lo stesso post “Libertà è sperimentazione” si auspica. Perché “qui niente è definitivo salvo la piena e condivisa volontà di migliorare sempre. Sbaglieremo, proveremo, torneremo indietro e ci lanceremo avanti. Ma lavoreremo per migliorare sempre. Perché, altrimenti, dove sarebbe il divertimento?”.
    Perché quindi restarci male? Forse c’entra l’espressività (limitata) del mezzo?
    Sono quattro chiacchiere tra i frequentatori di un bar, il bar Nòva: poco importa se a pagare le bevande siamo noi o se offre la casa. Oddio, un po’ importa: ma non è che sia ‘sto granché al momento, visto che il discorso si avvia su tutt’altra strada. Credo che le idee, l’innovazione, partano dal dialogo e dal confronto: se manca quest’ultimo, allora sì il processo diventa autoreferenziale, con tutto ciò che questo comporta e ha comportato per tante discipline nel nostro paese.
    Cosa dire? Buon viaggio forse?
    A me non basta, sono curioso di natura: cerco di capire, di capire anche se c’è qualcosa dietro al limite, ma soprattutto di capire in cosa si impegna il mio prossimo e perché. Magari, anzi di sicuro, imparerò qualcosa di nuovo anche io e mi innalzerò sulle sue spalle per guardare più lontano.
    Con rispetto (per il lavoro altrui),
    Luca

  • Dario Salvelli |

    Sai che ci sono sempre molte critiche, i blogger non sono mai contenti e soddisfatti. Ma credo che Nòva100 possa essere un esperimento proprio per capire dove va quel giornalismo dell’innovazione di cui hai parlato anche nel tuo blog personale.
    Non so se saranno 100 i blog ma si raggiungeranno altrettante idee e contenuti, magari lanciando anche provocazioni o progetti da queste pagine che hanno una visibilità maggiore, credo tu debba andarne fiero e continuare per la tua strada.
    In fin dei conti sarebbe bello vedere le persone al centro di questa iniziativa, con le proprie passioni ed interessi, liberi di dare una personale ed intima versione del mondo, quella fonte preziosa che ogni giorno ci spinge verso nuovi orizzonti.
    In tale ottica se questo progetto ha tra gli obiettivi quello di stimolare la curiosità e l’istinto di ricerca, non solo nei lettori ma anche tra chi vi scrive, indipendentemente dal cappello nel quale è sotteso credo vada apprezzato.

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