I limiti dei social network

Il valore delle singole relazioni umane è tanto più grande quanto più sono intense e ricche di elementi. Ma questo significa che, probabilmente, quel valore scende quando queste si moltiplicano vistosamente. E’ infatti difficile vivere ricche e intense relazioni con moltissime persone: se non altro perché il tempo delle persone è analogico. D’altra parte, le reti – per la legge di Metcalfe – hanno un valore che cresce geometricamente con il numero dei nodi. Si direbbe dunque che i social network di maggiore soddisfazione per le persone dovrebbero essere quelli utilizzati da molte persone e nello stesso tempo capaci di favorire i piccoli gruppi di utenti. Altrimenti, fatalmente, si trasformano in strumenti di comunicazione per gestire forme di collegamento con altre persone più funzionali che sociali.

Ho delle impressioni, forse superficiali, in proposito. Twitter in questo senso mi pare un esempio di equilibrio. Facebook tende a essere un po’ più invadente anche se ovviamente è più ricco di funzioni. Flickr e YouTube sono usati più come strumenti che come network sociali. MySpace riduce tutto a poche forme standardizzate e quindi va bene per tante persone che si conoscono poco. In un certo senso, è lo stesso effetto che fa Linkedin, che peraltro ha una funzione utilitaristica più trasparente.

La quantità di sollecitazioni a partecipare a nuovi social network che continuano a giungere via mail o altro, accompagnata dalla quantità di persone che nei social network ti propongono di collegarsi, è una variabile che è più collegata alla soddisfazione che si riceve dal "consumismo" delle relazioni che alla felicità che offre un vero approfondimento delle relazioni. E non potrebbe essere altrimenti. Tutto questo, emerge riflettendo anche a partire dalla cronaca di Alberto D’Ottavi su web 2.0 di Berlino di qualche giorno fa.

Che cosa ne verrà fuori? In base a un pensiero di Gianluca Dettori, mi viene in mente che può darsi che si riesca a mappare il sistema dei social network distinguendo – in tre dimensioni – tra intimità e pubblicità, completezza e velocità, specializzazione e eclettismo funzionale. Mi viene in mente che i luoghi di espressione pubblica più completa, potrebbero avere la forma dei blog, gli strumenti di comunicazione più stretta potrebbero essere simili a Twitter e i sistemi di relazione più funzionali assomigliare a Flickr o YouTybe. Ma a un certo punto dovrà anche emergere un luogo di sintesi delle varie forme di relazione ed espressione: può essere semplicemente il futuro del browser… Speculazioni, ovviamente, molto parziali, generate dal caos creativo nel quale si cerca sempre una semplificazione parziale per passare alla prossima tappa innovativa…

  • alberto d'ottavi |

    Luca ciao, grazie e scusa se arrivo solo ora, me ne sono accorto tardi
    Si, “consumismo delle relazioni” rende bene 🙂 aggiungo che forse è anche una forma di entusiasmo iniziale, per sperimentare questi mezzi
    All’atto pratico credo che le leggi di Metcalfe o Reed valgano per i grandi numeri e non per le relazioni personali: non è umanamente possibile gestire con qualità le relazioni, oltre a un certo numero. Quindi è ovvio che certi strumenti di social network, al crescere del numero di interazioni, diminuiscano di efficacia, al contrario di quanto dovrebbe accadere
    Per questo – mi sembra di aver capito a Berlino e altrove – si sta ragionando su sistemi nuovi e più efficaci per il reperimento delle informazioni, i filtri, le correlazioni, eccetera
    Poi ogni strumento “è bello a mamma sua”: Facebook ha meccanismi di viralità automatica, per cui, come MySpace, sembra sempre di essere in discoteca. Buono per intrattenimento e non per altro. Nel contempo si può provare a usare altri ambienti in maniera più moderata (es LinkedIn, Plaxo Pulse, per esempio) per mantenerli adatti a un proprio scopo
    Certo è che hai proprio ragione, siamo in un periodo di efferfescente “caos creativo” 🙂
    Un saluto

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