Cultura digitale e competenza tradizionale

Da un articolo uscito su Nòva il 13 giugno 2021 e su 24+ intitolato: “L’alleanza della cultura digitale e della competenza tradizionale per la qualità” – Il blocco dei luoghi della cultura e la crescita digitale. Qualità in pericolo. Il nuovo ruolo delle istituzioni della competenza, come le biblioteche

Il blocco completo dell’accesso fisico alla produzione culturale e l’esplosione di utilizzo della tecnologia digitale per restare connessi alla vita sociale è una delle più tese esperienze che è toccato vivere nel corso delle clausure decise per contrastare gli effetti della covid-19. Molto indagata per i suoi riflessi sul lavoro e sul consumo, l’accelerazione digitale merita ulteriori riflessioni per quanto riguarda, appunto, la dimensione culturale. Che cosa succede se la tecnologia va troppo veloce rispetto all’evoluzione culturale?

E dunque appare profondamente attuale il libro di Claudio Calveri e Pier Luigi Sacco: “La trasformazione digitale della cultura. Principi, processi e pratiche” (Editrice Bibliografica 2021). Gli autori, che si occupano di strategie culturali ed economia della cultura, affrontano con pazienza la complessità del fenomeno, denso di particolari dalle conseguenze importanti, ma non si negano una riflessione sintetica, sollecitata dal fondamentale cambiamento che emerge nella trasformazione che indagano: la partecipazione attiva di una vasta parte della popolazione nell’elaborazione, trasmissione, selezione e creazione culturale.

Per questo, nel contesto della trasformazione digitale, la cultura, nel senso antropologico, cioè lo stock (per così dire) di conoscenze e abitudini che formano l’essenza di una comunità o di una civilizzazione, si salda ai processi di flusso, cioè di produzione e scambio di nuovi beni culturali necessari all’apprendimento continuo che una popolazione deve saper sviluppare per adattarsi alla storia. Si tratta di una fondamentale dimensione dell’evoluzione culturale che gli umani hanno imparato ad affiancare a quella biologica. Nella velocità del cambiamento, resa possibile da piattaforme non troppo articolate, è diventato strategico il miglioramento della qualità della partecipazione culturale della popolazione che, appunto, si va ridefinendo: il che in Italia ripropone la priorità dell’alfabetizzazione digitale e del rilancio del ruolo che, nei nuovi processi di educazione permanente, può essere svolto dalle istituzioni culturali come le biblioteche, i musei, gli archivi.

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