Se non hanno cultura digitale almeno hanno cultura

Da un articolo uscito su Nòva il 20 giugno 2021 e su 24+ intitolato: “L’Italia è arretrata nella cultura digitale: la cultura è occasione di recupero” – Le celebrazioni dantesche hanno ispirato produzioni artistiche e tecnologiche di qualità. Nelle digital humanities, c’è una strategia europea

Le incisioni che Gustave Doré ha dedicato alla Divina Commedia pubblicate nel 1861 trovarono un immediato successo sulle ali della notorietà del popolarissimo autore. A Firenze, si vedranno con occhi nuovi, rielaborate dalla sapienza digitale e artistica di Felice Limosani, che le anima, le allarga, le dota di uno spazio interno nel quale lo sguardo si può addentrare. Un’esperienza dantesca emozionante. Sintetica. Complementare, forse, a quella che si prova esplorando la vasta raccolta iconografica dantesca realizzata da The Visual Agency, visibile online su DivineComedy.digital: un catalogo immenso di immagini, realizzate tra il Trecento e il Novecento, organizzate in tante gallerie quanti sono i canti e le scene salienti della Commedia, e accompagnate dalla lettura in audio del testo.

Jeffrey Schnapp, pioniere delle digital humanities a Harvard, ha commentato entrambe le opere, sottolineando fondamentalmente la loro capacità di generare valore. Parola il cui senso si va ridefinendo, man mano che la complessità del presente si incarica di sfondare i confini di un’economia maniacalmente concentrata su ciò che è immediatamente monetizzabile.

Un rinnovamento del concetto di valore che l’assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna, intervenuto a Research To Business, ha contribuito a spiegare raccontando come la digitalizzazione degli archivi e delle biblioteche possa trasformarsi in un «regalo meraviglioso che l’Italia può fare al mondo». Provocando nel contempo una riqualificazione del contesto mediatico digitale che non sempre persegue, appunto, la qualità, come ha sottolineato nello stesso incontro il filosofo Luciano Floridi.

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