I dilemmi di Murdoch

Ma se un editore fa togliere i suoi giornali da Google News, come stanno progettando a News Corp., ci guadagna o ci perde? (Guardian, BoingBoing, Mumbrella)

Rupert Murdoch, di News Corp, ha guardato a internet con curiosità distaccata tra il 1998 e il 2000, lo ha abbandonato poi per un paio d'anni, ha cominciato a investirci massicciamente quando ha comprato MySpace e quando ha acquisito il Wall Street Journal ha detto che avrebbe rinunciato agli abbonamenti per mettere tutto il giornale finanziario americano a disposizione della raccolta pubblicitaria. Ora è il capofila degli editori che pensano di far pagare tutte le notizie online. I suoi dilemmi sono il benchmark di un'industria.

A questo punto, Murdoch prosegue nella logica di tentare la via delle notizie a pagamento e prende di mira gli aggregatori gratuiti, Google in testa. Pensando addirittura di far togliere da Google News le sue testate. Perché, sostiene, il traffico dei visitatori casuali che arrivano ai suoi giornali online attravarso gli aggregatori non ha grande valore pubblicitario. Come si sa, Google garantisce a tutti la possibilità di non apparire sul suo aggregatore. Non c'è bisogno, come paventa Murdoch, di mettersi a combattere il principio del fair value con Google (casomai con altri, molto minori, aggregatori). Ma conviene?

Il traffico internet non è governabile. Attualmente un buon 30-40 per cento dei lettori di una pagina di giornale online vengono da Google, perché andando sul motore o sull'aggregatore hanno visto qualcosa che li interessava. Sono stati colpiti dall'articolo, non necessariamente dalla testata che lo ha pubblicato. In questo senso, vale il contenuto e non il contenitore. Il problema è capire se la testata potrebbe diventare tanto interessante da attirare le persone direttamente, senza aspettare che passino dall'aggregatore. E' chiaro che questo significa fare investimenti per attrarre al contenitore il traffico. Quindi il business plan di una rinuncia a Google per una testata deve tener conto di:

– maggiori costi per rendere più attraente la testata

– minori entrate immediate in termini pubblicitari

– maggiori entrate future in termini di persone che pagano per i contenuti o di valore pubblicitario dei visitatori

Se c'è qualcuno che sappia come venire a capo di questo conto molto ipotetico, allora si può trovare la risposta alla domanda posta all'inizio. Per adesso non c'è riuscito nessuno.

  • Torlone Gianfranco |

    se riesce ad attrarre visitatori/abbonati sui suoi siti, senza i motori di ricerca, allora ha trovato la soluzione ma se non ci riesce, forse è solo una mossa per farsi pagare da google.

  • tommaso |

    Trovo l’analisi molto corretta, tuttavia credo che Murdoch non sia un ingenuo e, se tenta questa strategia, probabilmente ha in mente qualche “mossa a sorpesa”. non bisogna dimenticare che anche il suo successo planetario, Sky, nasce da una nicchia di mercato (per quanto grande possa essere), quella delle tv a pagamento trasmesse via satellite (in netto contrasto con le generaliste europee, gratuite, e con il cavo americano). Probabilmente l’idea alla base è quella di creare un’offerta migliore e garantita, che magari (ma siamo nel campo delle ipotesi) cerchi di smarcarsi dai classici quotidiani on-line con formule nuove di abbonamento e contenuti mirati e personalizzabili. Certo, Murdoch ha una certa età e le nuove tecnologie rappresentano una sfida importante, tuttavia credo che quest’uomo, particolarmente aggressivo e lungimirante, abbia una strategia precisa quando fa questi appelli che, agli altri (me compreso) sembrano un po’ fuori dal mondo.

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